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15 novembre 2016
Forzaroma.info
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Tattoo sì, ma d’autore: gli artisti che colorano la pelle dei campioni

Da Nainggolan a Perotti, passando da Totti e dal capitano della Lazio Lucas Biglia, il tatuaggio è ormai un’arte che ha contagiato quasi tutti i calciatori

C’è qualcosa che accomuna i centrocampisti della Roma e della Lazio Radja Nainggolan e Lucas Biglia. E con loro 4 milioni e mezzo di italiani. Non è la passione per il calcio, ma per l’inchiostro. Sulla pelle. Con il tatuaggio che dal 2016 ha fatto la sua comparsa nel paniere Istat sono ormai lontani i tempi dello stigma da malavitoso. E sebbene sopravvivano i tatuaggi di matrice politica (vedi l’affaire Di Canio e il suo Dux finito sotto le telecamere di Sky), nella maggioranza dei casi prevale il gusto è per la bella immagine. Il tatuaggio come opera d’arte:  «L’inflazionarsi del settore (circa 900 gli studi a Roma, il più alto rapporto tatuatore-popolazione al mondo, ndr) sta creando un pubblico sempre più colto», spiega Fabio Onorini, uno dei più noti tatuatori italiani. «Se prima ci si affidava al negozio di quartiere oggi con i social network si cerca, ci si informa». 

 

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A Francesco Cinti Piredda dello studio Uno per Cento, invece è toccato un incarico quasi leggendario: della sua particolare tecnica del Brush painting (uno stile calligrafico che mima la pennellata) si sono innamorati Francesco Totti e Ilary Blasi. «Ormai è un caso di famiglia – dice il tatuatore – Francesco si presenta qui a sorpresa, con i figli». Tatuare un calciatore porta fama? «Sì, ma avvicina gente che vuole solo imitare, a me interessano gli appassionati veri», dice Onorini.

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