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30 agosto 2016
Repubblica.it
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Argento vivo Zaytsev: "Potevamo battere il Brasile, ma che spot per il Volley"

Lo schiacciatore azzurro, uno dei protagonisti della grande avventura azzurra a Rio chiusa con il secondo posto, si racconta a Repubblica.it

Un'esperienza tatuata addosso, quella dell'Olimpiade brasiliana di Ivan Zaytsev: lo 'Zar' ha giocato la finale olimpica contro il Brasile, dopo essersi eretto a uomo simbolo del movimento pallavolistico italiano, grazie al suo rendimento da leader. Nonostante la ferita ancora fresca, ha parlato della sua esperienza, della gioia per l'argento conquistato, la delusione per l'oro mancato, ma anche del salto di qualità fatto dal gruppo azzurro nell'ultimo anno, da quando il ct Blengini ha preso le redini della Nazionale. Il tutto, in un contesto d'eccezione, uno degli studi artistici più rinomati di Roma, Unopercento, che Francesco Cinti Piredda ha aperto a Repubblica per l'occasione, regalando spunti sul rapporto tra atleti e tatuaggi, un binomio da lui rivisitato in una chiave del tutto soggettiva.

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Ultima domanda: hai pensato a un tatuaggio celebrativo per la vittoria di una medaglia, e cosa ne pensi del proliferare dei tatuaggi con i cinque cerchi in quel di Rio?

 

"Ho un rapporto particolare con Francesco. Farsi tatuare da lui è un viaggio, soprattutto a livello emozionale. Chi entra qui vive un'esperienza differente. Vuole comprendere a fondo le sensazioni di chi ha intenzione di farsi un tatuaggio. Non puoi farti stampare una medaglia sul corpo, cerca di scendere a fondo indagando sul significato che la medaglia stessa può avere. Quindi no, niente tatuaggio celebrativo. Le emozioni che ho provato a Rio, quelle si, che finiranno in uno dei prossimi: ma ancora devo smaltirle".

Niccolò Costanzo

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