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6 agosto 2009
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Ho tatuato le braccia di Capitan Totti. Ma anche Saviano

Francesco Cinti Piredda è titolare del tattoo studio di Roma “Unopercento”. E' il più amato dai vip e dai calciatori

Chiamarlo tatuatore è riduttivo. Non accontenta tutte le richieste, perché per lui fare un tatuaggio è “un' arte”, anche se è la persona a dare senso al disegno e non il contrario.

Nel tattoo studio (Unopercento) di Testaccio, nel cuore di Roma, dove è stato girato anche il film “L'ultimo bacio”, sono tanti i vip tra gli habitué.

La coppia Francesco Totti – Ilary Blasi è cliente fissa, come anche Roberto Saviano. Mido, Fiordaliso, Primo Reggiani e Francesca Inaudi, Michela Quatrociocche, Marvin e molti altri.

Ma Francesco Cinti Piredda è selettivo, e se una cosa non gli piace non la fa.

La lista d'attesa, comunque, è lunghissima: non prima di tre mesi.

Il suo studio è diventato un luogo cult. Fare i tatuaggi da lei significa essere alla moda. Si ritrova in questa affermazione?

Il tatuaggio è considerato lo stampino, io personalmente non condivido questa teoria. Non mi piacciono i tatuaggi in serie, quelli tutti uguali.

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E lei quanti ne ha?

Uno. Il problema è che tutti oggi cercano di capire il significato di quel tatuaggio, dimenticando il valore di quella persona. Ecco, è quella che conta.

Quel pezzo di pelle ha un valore enorme e se si fa un tatuaggio è per la vita. Deve essere qualcosa di ragionato, pensato, voluto, sognato. Ci deve essere tutto dentro.

 

Non si sente un po' tra lo stilista e l'artista?

Chi mi conosce lo sa: io quello che non mi piace non lo faccio. I clienti possono, se vogliono, scegliere dal mio menù ed avere ognuno qualcosa di speciale ed unico.

 

Si parla però di uno stile tutto suo applicato alle scritte? E' vero che l'ha registrato?

Ho creato uno stile di scrittura criptato. Ha un bell'aspetto estetico, grazioso e si condivide con pochi eletti, proprio perché la lettura deve essere codificata. Ora stanno cercando di copiarla in tanti, così l'ho depositata alla Siae. Ogni lettera ha circa quindici molteplici varianti. E' come fosse un quadro, un'opera d'arte appunto.

 

Come è nata questa passione?

Che poi è diventata lavoro.. Ero un assistente di volo, poi mi sono trovato davanti a una macchina per tatuaggi. Non ho improvvisato la mia professione, prima Londra, poi Milano con tanta voglia di imparare.

 

Perché lavora la notte?

Perché mi piace di più. Di notte tutto spento è fantastico dedicarsi a se stessi. Tutta la notte senza scadenza. Solo con la musica e il corpo. E se domani non devi lavorare è ancora meglio.

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Ester Mieli

foto di Mario Petrangeli

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